“I recenti dibattiti su prometeismo, accelerazionismo e tecno-ottimismo cui si assiste sempre più spesso nel mondo anglosassone e in quello francofono (l’Italia pare purtroppo inguaribilmente provinciale e marginale da questo punto di vista) sembrano quasi tutti riposare su un punto di partenza dato per scontato. Tanto i tecno-ottimisti che i tecno-pessimisti tendono considerare evidente un’equazione: Occidente = modernità = capitalismo = accelerazione tecnologica. Questa catena di equivalenze è considerata incontestabile tanto dai suoi apologeti che dai suoi critici. Si creano così delle narrazioni in cui tutto sembra tenersi e anche chi concentra la sua attenzione solo su un punto dell’equazione, subisce una forza d’attrazione che lo porta a sposare anche gli altri punti. Chi è critico dell’Occidente si troverà quindi a scivolare quasi inavvertitamente verso posizioni anti tecnologiche; viceversa, i sostenitori di una visione prometeista saranno portati ad avere una visione positiva anche dell’Occidente nella sua generalità. E così via.”
Dal sito Prometheica
Esiste una terza via che da Nietzsche attraversa il Novecento passando tra Junger, Marinetti, Heidegger e Faye.
Ed è un pensiero profondamente europeo che torna alla luce grazie alle edizioni Polemos e Altaforte.
Intervista al filosofo Francesco Boco, agitatore culturale delle edizioni citate sulle prospettive culturali archeofuturiste.
Pietro Ferrari