“I pacifisti che rifiutano di indagare le cause economiche della guerra fanno causa comune con i venditori di armi.”
Chi era davvero Ezra Pound?
Cosa ha da dirci il suo pensiero sulla crisi economica, sul precariato, sulla cittadinanza, sulle guerre, sul capitalismo, sulla religione? Quali insegnamenti della poetica poundiana sono ancora utili nell’oggi?
Con “Ezra fa surf” Adriano Scianca intende rispondere a queste domande, proponendo una lettura originale del pensiero poundiano, fuori dalle secche dell’accademismo sterile, ma anche del nostalgismo fine a se stesso. Non un Pound “santino”, quindi, non un’immaginetta imbalsamata, ma un pensatore vivo, vitale, attuale.
Un poeta libertario che “fa surf”, cioè cavalca la contemporaneità e riesce a essere ancora oggi in anticipo sui tempi.
Come aveva notato Francesco Lamendola https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=51642 : “Il vero conflitto, dunque, non è – come vorrebbe il marxismo – fra capitale e lavoro, perché il capitale e il lavoro sono i due termini di una sana e necessaria dialettica economico-sociale; il vero conflitto, conflitto malefico e puramente distruttivo, è quello fra lavoro ed usura, intesa, quest’ultima, nel senso più ampio del termine: ossia tutto ciò che vive, parassitariamente, a spese del lavoro, e non incrementa la produzione, anzi, la frena e la scoraggia, né favorisce il risparmio, bensì lo distrugge, perché sottrae capitali a chi produce e li fa crescere a vantaggio di chi non produce, non lavora, non risparmia (nel senso intelligente del termine), ma vuole accumulare una ricchezza sterile e mostruosa, tendenzialmente illimitata, la quale, come una piovra maligna, assorbe e divora, una dopo l’altra, tutte le parti sane della società, fino a togliere ogni speranza, non solo di lavoro, ma di un futuro qualsiasi, alle giovani generazioni… il problema su cui ha passato l’intera vita rimane ancora sul tappeto: la perdita di sovranità dello Stato di qualsiasi nazione indebitata a favore di quella illimitata del potere finanziario creditore, che all’epoca in cui Pound scriveva poteva sembrare un’oscura e catastrofica previsione è, oggi, una realtà incontestabile. Quasi tutti i Paesi del mondo, senza esclusione, sono o si avviano a diventare debitori di potenze finanziarie globali, super e trans nazionali (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, in primo luogo). Così come, a livello individuale, viviamo nell’epoca del credito al consumo dei bilanci familiari in default (fenomeno che Pound nemmeno immaginava)”
Intervista Video:
Pietro Ferrari