lunedì, Settembre 9, 2024
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Fronte dell’Est a Teramo

A Teramo si torna a parlare di guerra, geopolitica e storia del Novecento. Venerdì 30 Settembre ore 17:30 presso la corte interna della Biblioteca Delfico a Teramo sarà presentato FRONTE DELL’EST, PASSATO E PRESENTE DI UN DESTINO GEOGRAFICO, il nuovo lavoro dello studioso di politica internazionale Salvatore Santangelo introdotto dal sottoscritto e da Pierfrancesco Nardini. L’autore studia la dimensione mitica dell’attualità occupandosi di “geosofia”, quella che John K. Wright ha definito come l’esplorazione «dei mondi che si trovano nella mente degli uomini». Santangelo, che a Teramo ha già presentato nel 2016 e nel 2018 i suoi “Gerussia” e “Babel”, dialogherà con l’analista strategico Paolo Rubino.

L’autore ha ben evidenziato come la Caduta del Muro e la Riunificazione della Germania abbiano stravolto il contesto geopolitico dell’Europa Orientale, contribuendo alla dissoluzione dell’URSS e preparando per ragioni economiche un frettoloso ingresso nella UE di Paesi sovranisti poco inclini ad una visione postidentitaria e alle aperture ai “nuovi diritti”. L’ingresso dei Paesi dell’Est nella UE (più filo USA che filo UE) fu voluto con la compiacenza di Romano Prodi principalmente dagli inglesi, che prima di uscire dall’Europa volevano avvelenare i pozzi favorendo anche gli storici appetiti tedeschi su quei Paesi a scapito dell’integrazione politica dell’Unione. L’Illusione che l’Unione Europea potesse nascere, durare e reggersi sull’esclusivo collante del libero commercio e che la NATO potesse resistere alla fine dell’anticomunismo, specie dopo il disastroso ritiro dall’Afghanistan del 2021, sono stati due fattori di rilevante preoccupazione per l’establishment di Bruxelles e Washington. Prima la Pandemia, che ha costretto l’Europa a mostrare col Next Generation EU il suo volto “buono” e poi la scellerata iniziativa russa in Ucraina che ha ridato benzina sia alla NATO (addirittura allargandone l’area a Paesi prima estranei) che alla saldatura tra UE e NATO, hanno rafforzato due istituzioni in crisi. La NATO che da sempre rallenta l’unità e l’indipendenza strategica europea, oggi è più forte di un anno fa grazie a Vladimir Putin.

Riccardo Tarantelli su Recensione di “Fronte dell’Est: passato e presente di un destino geografico” (Castelvecchi Editore, 2022) – Geopolitica.info ha notato come…la comprensione degli eventi che si susseguono senza risoluzione dalla fine del febbraio 2022, non si esaurisce solo nell’immediato e nella “semplice” – solo all’apparenza – insensatezza dell’”Operazione Speciale” voluta Putin – come la narrativa mediatica sembra voler dimostrare – ma affonda la propria ragione d’essere nella percezione che la Russia ha di sé stessa e della sua proiezione sullo scacchiere internazionale…Fronte dell’est ci porta su una dimensione sopraelevata, scevra, con le dovute cautele, dai sensazionalismi mediatici, per farci concentrare sugli effetti di media e di lunga durata di questo conflitto. In questo, Santangelo, si serve di esempi storici analoghi che ci fanno capire come le periferie dell’Unione Europea siano – nuovamente – al centro dei destini globali.
La tesi finale di questo libro si può riassumere in questo inquietante interrogativo: e se stessimo facendo il gioco di Putin?

Vladimir Putin, volente o nolente non è dato saperlo, ha scongiurato oggettivamente l’incubo di Washington che vedeva nella saldatura di Gerussia (integrazione energetica e tecnologica tra Russia e Germania) e nella sempre più declinante NATO un pericolo per il suo dominio globale. La fine della Cortina di ferro, che segnò il passaggio dall’epoca della divisione delle potenze su base etnico-linguistico-geografica a quella per appartenenza alle diverse sfere di influenza politico-ideologiche (agnosticismo, lingua inglese e dollaro ad Ovest, ateismo, lingua russa e rublo ad Est) sembra essere messa in discussione da una nuova Cortina che separa Russia e Occidente, consegnando stavolta Mosca nelle mani di Pechino. 

Lo stesso Putin ha sintetizzato così questa “scelta asiatica”: Tenetevi Netflix e datemi il Donbass.

Qualcuno ha sostenuto altrove come addirittura tra Mosca e Washington sia invece in atto un gioco delle parti per indebolire l’Europa, seguendo la stessa logica di Jalta. Del resto già prima del filo bolscevismo roosveltiano gli USA hanno sempre finanziato l’URSS e lo fecero massicciamente anche per aiutarla a sconfiggere la Germania hitleriana, mentre nel 1956 nonostante l’invasione sovietica a Budapest si assisteva alla alleanza russo-americana in difesa dell’Egitto contro Inghilterra Francia e Israele. Se i russi usavano la NATO per mantenere il Patto di Varsavia in Oriente, gli USA hanno sempre fatto l’inverso, fino a quando la corsa al riarmo fece implodere l’URSS in ansia da prestazione atomica a seguito dell’invasione dell’Afghanistan non gradita agli americani.

L’amicizia tornò subito. Saltata l’URSS nel 1991 in accordo con gli americani venne disarmata l’Ucraina che smantellò il suo arsenale nucleare mentre vi sono le testate nucleari russe a Kaliningrad contro l’Europa (con avallo americano) e le basi NATO nei Paesi Baltici (con avallo russo). Se Donald Trump stava riproponendo lo spirito dell’Elba di amicizia russo-americana in chiave anticinese, oggi invece gli americani hanno spinto Putin a rompere con l’Occidente perché forse torneranno a gestire la nuova globalizzazione assieme alla Cina. Europei e russi indeboliti dalla guerra e divisi, ridotti a soci minori di americani e cinesi.

Pietro Ferrari

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