Con il Centenario dell’Impresa di Fiume del 1919 scoppiava nuovamente il “caso d’Annunzio”, annunciato da titoli altisonanti, libri patinati e contributi cinematografici. Quell’intellighenzia antifascista che tiene in ostaggio la nostra cultura e che in oltre 70 anni di mistificazioni non è riuscita a cancellare il Poeta-eroe dal dibattito storico e politico, sembra aver adottato una nuova formula: la disinformatja.
Se ancora non si possono abbattere le statue di d’Annunzio – infatti – si è trovata una “scappatoia” per far fronte all’aurea di eroismo che rifulge dalla vita del Poeta della Nazione italiana: orchestrare quell’operazione “nebbiogena” e politicamente corretta che, sfruttando dettagli secondari e manipolandone altri, tenta di offrire all’opinione pubblica un d’Annunzio defascistizzato e “presentabile”, arrivando addirittura ad arruolarlo nelle fila del sistema democratico o dell’antifascismo di mestiere. Forse un po’ troppo per un Uomo schierato a suo tempo nel Pantheon degli eroi e dei precursori del Fascismo. Un opuscolo agile – D’Annunzio in libertà – utile per riportare il dibattito alla realtà dei fatti: citare le fonti, analizzare i documenti, studiare la storia. Non un “inno alla sopravvivenza” nel periodo decadente della Cancel culture, ma un “manuale d’assalto” che fotografa – senza filtri – una stagione incendiaria e irripetibile.
Pietro Ferrari