Il PD ossessionato dal potere? Ma per favore! Al massimo gestito e diretto da personaggi ambiziosi e spregiudicati, si vedano gli esempi della gestione Renzi a livello nazionale, di D’Alfonso in Regione e dulcis in fundo di Ginoble in provincia di Teramo. Tutta gente che per soddisfare le proprie ambizioni è stata capace di ridurre il partito ai minimi termini.
Renzi, conquistato Palazzo Chigi, augurando serenità a Letta e diventato segretario nazionale del PD, ha ridotto il consenso dal 41% delle europee nel 2014 al 18 % delle politiche del 2018. Un risultato ottenuto in soli quattro anni di gestione, mettendo fuori dalla porta figure storiche del partito come D’Alema e Bersani.
D’Alfonso, con l’avallo di Renzi, per soddisfare l’ambizione di diventare Senatore, con le dimissioni da Presidente della Regione spalancò le porte al centrodestra, che vinse le elezioni a mani basse con Marsilio (paracadutato da Roma), nonostante la candidatura del PD dell’ottimo Legnini.
In provincia di Teramo, con il dominio di Ginoble negli ultimi dieci anni il PD ha ceduto il passo al centrodestra in tantissimi comuni della zona costiera e delle aree interne, da Roseto a Cortino. Addirittura a Giulianova alle ultime amministrative il PD non ha eletto nessun rappresentante in Consiglio Comunale: Giulianova, città dove la Sinistra per decenni ha amministrato con la maggioranza assoluta, tanto nel secolo scorso quanto nel nuovo millennio.
A Teramo, se come candidato sindaco non ci fosse stato D’Alberto (dapprima sostanzialmente cacciato dal partito e poi ostacolato dal PD di area ginobliana anche nel ballottaggio) il Partito Democratico avrebbe fatto la stessa fine fatta a Giulianova, o al massimo avrebbe eletto un paio di consiglieri comunali. Ricordiamolo: dai dati del primo turno non superò il 9 % dei consensi.
Solo grazie al lavoro straordinario di Zingaretti prima e di Letta poi, il PD a livello nazionale ha risalito la china tornando sopra al 20 % di circa 3 punti.
Il PD è stato negli ultimi 10 anni sempre al governo senza mai vincere le elezioni? Ma quando mai!
Nel 2013, se pur di poco, con Bersani segretario vinse con la coalizione di appartenenza.
Da almeno dieci anni non ci sono partiti o coalizioni che alle varie elezioni hanno ottenuto la maggioranza assoluta per governare. Alcuni sono cresciuti in consenso: è il caso dei 5Stelle, partiti da zero, o della Lega, partita da percentuali bassissime a livello nazionale. Ma non hanno mai vinto. La stessa Forza Italia, che con i disastri del governo Berlusconi (e con Meloni ministro) portò il Paese a rischio default, è costantemente andata indietro nei consensi, arrivando a svariati punti percentuali sotto il 10%.
Veniamo all’ultima legislatura: ci sono stati tre governi. Il primo, il “gialloverde” (Lega e 5Stelle). Il secondo, il “giallorosso” (Cinque Stelle, PD e LeU). Il terzo, il governo di unità nazionale di partiti che in campagna elettorale erano schierati tutti gli uni contro gli altri.
Quelli ossessionati dal potere sembrano – caso mai – proprio Berlusconi, Salvini e Meloni, che hanno messo l’opa su cariche istituzionali quali la Presidenza del Senato, Presidenza del Consiglio e Ministro degli Interni già da mesi prima del voto, e solo perché i sondaggi danno una previsione a loro favorevole.
In parole povere: questi signori (e signora) stanno vendendo la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato. Cosa che andrebbe evitata soprattutto in politica.
Il discorso si approfondisce tornando a Legnini, che da ottimo vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura ha ben operato come Commissario della Ricostruzione dal terremoto. Nei giorni scorsi ben 34 comitati del cratere del Centro Italia hanno fatto un pubblico appello in suo favore, per far sì che la carica gli venga rinnovata alla scadenza del 31 dicembre. Ebbene: c’è chi sostiene che a Legnini non andrebbe rinnovata la carica se Berlusconi, Meloni e Salvini la pelle dell’orso riuscissero a venderla. Il motivo: fa parte del PD. Quindi un avversario della coalizione che sarebbe a quel punto al governo, e che non ne attuerebbe le linee politiche, in contraddizione in rapporto alla meritocrazia, capacità nell’operare nella gestione della cosa pubblica, sbandierato come valore cardine del centrodestra.
Ma come sarebbe?!
Se la meritocrazia è un valore assoluto, non dovrebbe valere per tutti e tutte, a prescindere dall’appartenenza politica? Sorge spontanea la domanda: per continuare nella ricostruzione dal terremoto, che con Legnini ha avuto una forte accelerazione, occorre per caso una linea politica particolare? Non bastano capacità e merito?
Non sarà per caso che è il centrodestra, nel suo complesso, ad essere ossessionato dal potere? Magari facendosi condizionare dal noto aforisma di Andreotti: “logora chi non ce l’ha”.
Il mio parere è che lo spoil system tout court è una delle cause del malgoverno ad ogni livello, dal locale al nazionale. Si affidano incarichi e si assumono ruoli non per capacità e bravura, ma solo per affiliazione politica. I costi più alti vanno poi sempre a finire sulle spalle dei cittadini. Il potere andrebbe gestito nella giusta misura, nell’interesse collettivo generale, e non solo per fini di parte .
Kaino
Ho letto solo l’incipit di questo articolo. Mai ricostruzione fu più falsa e di parte. Al limite dell’indecenza. Penso sia arrivata l’ora di perseguire legalmente chi, spacciandosi per giornalista di opinione, falsifica la realtà e la piega ad uso e consumo dei propri convincimenti.