Il Comune di Teramo vince la causa sui derivati. Il Tribunale di Roma ha infatti dichiarato la nullità dei contratti “IRS rate swap collar” stipulati dal Comune nel 2006, condannando le due banche con le quali erano stati sottoscritti al pagamento in favore del Comune della somma di euro 1.088.056,70 ciascuna, per un totale di oltre due milioni di euro, oltre agli interessi legali dalla data del pagamento al soddisfo.
Nella pronuncia si fa riferimento in particolare alla sentenza n.8770 del 2020 delle Sezioni Unite della Cassazione, la quale ha posto il seguente principio: “L’autorizzazione alla conclusione di un contratto di swap da parte dei Comuni italiani, specie se del tipo con finanziamento upfront, ma anche in tutti quei casi in cui la sua negoziazione si traduce comunque nell’estinzione dei precedenti rapporti di mutuo sottostanti ovvero anche nel loro mantenimento in vita, ma con rilevanti modificazioni, deve essere data, a pena di nullità, dal Consiglio comunale”.
Soddisfazione viene espressa dal Sindaco Gianguido D’Alberto.
“Fin da quando ricoprivo il ruolo di consigliere di opposizione – commenta il primo cittadino – ho sempre contestato la scelta politico amministrativa del 2006, sia per i costi applicati dalle banche sia perché ritenevo, a ragione, che la decisione di sottoscrivere o meno quel tipo di contratti fosse di competenza del consiglio comunale e non della giunta, e ho sempre indicato quale fosse la strada da seguire. Le numerose azioni che ho intrapreso da consigliere hanno poi trovato conferma e continuità nei nostri programmi di governo e nell’attività della mia Amministrazione. Con questa sentenza si chiude una vicenda che è costata molto alla città e pertanto ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo”.