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Il Romanzo del nuovo ospedale, prima parte

Di un nuovo ospedale provinciale a Teramo se ne incominciò a parlare all’inizio del nuovo millennio, quando l’allora manager generale Sabatino Casini in una trasmissione televisiva del mattino di una tv locale,  illustrò la operazione megaparcheggio. In quella occasione confessò un suo sogno, quello di realizzare un nuovo ospedale a suo dire baricentrico,  nelle vicinanze dello svincolo autostradale di Mosciano, ritenendo erroneamente che la maggior parte dell’utenza ospedaliera utilizzasse l’autostrada A14 anziché la miriade di strade  provinciali e comunali che collegano le cittadine e i paesi del territorio provinciale . Nel frattempo la Sanità regionale fu commissariata a causa degli enormi passivi, la cui operazione di risanamento iniziata con la Presidenza Chiodi in Regione, è costata, e sta costando lacrime e sangue a tutti gli abruzzesi a causa dei ticket aggiuntivi a quelli prestabiliti . Per circa un decennio il nuovo ospedale passò nel dimenticatoio , fino a quando con l’avvento in regione della giunta  di centrosinistra a guida D’Alfonso, a seguito del decreto Lorenzin che prevedeva un riordino ospedaliero  nazionale al fine di una riduzione dei costi di gestione, stabiliva nuovi criteri  sugli ospedali con il principio base del dover rapportarsi al numero degli abitanti, il tutto stabilito per legge . Fu così che dalla Giunta D’Alfonso senza tener  conto dell’esistente,  venne fuori la proposta di realizzare tre nuovi ospedali in Abruzzo : uno a L’Aquila, uno tra Pescara e Chieti e uno a Teramo,  di cui solo due potevano essere di secondo livello, ovvero con strutture di eccellenza, perché bisognava rispettare il parametro di popolazione stabilito dal decreto Lorenzin  che era  ed è di 600.000 abitanti . 

A seguito di quanto sopra esposto in provincia si aprì un ampio dibattito fra amministratori, politici e cittadini. I primi ad alzare gli scudi furono i sindaci di Atri , Giulianova e S.Omero, ponendo la legittima domanda: che fine avessero fatto le strutture che insistevano nei comuni da loro amministrati, qualora si fosse realizzato un ospedale unico in provincia di Teramo. Il più agguerrito a criticare la proposta di un nuovo ospedale unico fu l’allora sindaco di Giulianova Mastromauro,  essendo egli stesso promotore da anni della iniziativa per realizzazione di  un nuovo ospedale a Giulianova. Altri si interrogavano se Teramo avesse avuto o no una struttura di secondo livello. Prescindendo dai contenuti vennero fuori varie proposte di campanile,  da Mosciano  rivangando a loro insaputa il sogno di Casini, venne fuori la proposta di realizzare il nuovo ospedale unico nella zona di Selva Piana, mentre come giusto che fosse,  dagli amministratori e politici di  Teramo città si  rivendicò che il nuovo ospedale lo si doveva realizzare nel territorio del comune della città capoluogo, nessuno però della cosiddetta intellighenzia politica cittadina rimarcò che il sito doveva essere quello di Villa Mosca, ove da  oltre 40 anni  insiste una imponente struttura, in attività dal 1973 .Nel 2016 il primo ad uscire a Teramo,  pubblicamente con un comunicato stampa e tanto di rendering planimetrico  sul sito dove realizzare il nuovo ospedale,  fu l’allora consigliere comunale di minoranza Verna, oggi assessore alla mobilità nella Giunta D’Alberto, proponendo che lo si doveva realizzare a Piano D’Accio , per la precisione Fiumicino , nella zona  che va dalla rotonda dello svincolo per lo stadio-centro commerciale fino al punto di affluenza del torrente Fiumicino con il fiume Tordino, ivi compresi i terreni occupati dalle imprese che producono asfalto e ghiaia .

A seguito di quanto  proposto da Verna , in città furono avanzate varie ipotesi, l’allora Sindaco Brucchi  propose Piane S Atto, altri proponevano contrada Casalena,  altri ancora Villa Tordinia con la motivazione che bisognava ripristinare un equilibrio con le aree interne, in pochi in un primo momento oltre al sottoscritto,  sostennero la tesi  che  un eventuale ospedale unico,   nuovo  o ristrutturato che fosse doveva restare a Villa Mosca per una miriadi di motivi :

il primo non di poco conto per la salubrità del posto collinare,con un clima arieggiato e asciutto, non a caso all’inizio del Novecento, vi fu realizzato il Sanatorio per curare i malati di tubercolosi, al tempo una malattia molto diffusa , mentre il sito di Fiumicino essendo collocato in zona attigua alla affluenza tra due fiumi è posto insalubre, umido , popolato da zanzare , ma soprattutto con i mutamenti climatici  è sempre più a  rischio esondazione .

Il secondo  è che Il Mazzini pur se strumentalmente dai promotori della location di Fiumicino, fu definito vecchio, obsoleto, a rischio sismico , nella realtà dei fatti dalla inaugurazione 1973 ad oggi, con tutti i terremoti che si sono susseguiti non ha mai subito danni strutturali,  è stato sempre un cantiere aperto, perche negli anni 80, fu realizzato il secondo lotto, successivamente fu ristrutturato  l’attuale terzo, l’ex Sanatorio, che a dire il vero fu il primo in assoluto essendo stato edificato agli inizi del secolo scorso e per ultimo nel nuovo millennio  è stato realizzato un megaparcheggio, i cui lavori sono ancora da ultimare,  al momento è agibile solo una metà, con l’aggiunta di ingenti lavori di manutenzione e innovazione, come  sistemazione delle aree esterne, realizzazione di un nuovo ascensore all’interno della scalinata e sostituzione di quelli esistenti nel primo lotto, ristrutturando e ampliando il pronto soccorso ecc. , fatti negli ultimi tempi, spendendo non bruscolini ma milioni di euro.

Il terzo motivo è che nel proporre il nuovo, nessuno diceva che fine avrebbe fatto il vecchio, cosa molto preoccupante,  considerando che tutte le ex strutture sanitarie ospedaliere e non, di cui la ASL è proprietaria sono in stato di abbandono da oltre 40 anni,si veda   ex psichiatrico , ex Ospedaletto e Dermatologia a Porta Romana , il Dispensario di Viali Crucioli,  per non parlare delle costruzioni sparse mai ultimate oggi ruderi a contrada Casalena . Teramo  negli ultimi quaranta anni se è sempre più carattere rizzata come la città dagli edifici abbandonati e fatiscenti , grazie agli immobili lasciati inutilizzati dalla ASL. 

Il quarto , la difficoltà di accesso con rapidità in caso di incidenti, con code interminabili di automobili  sulla Teramo Mare, essendo questa sprovvista di corsie di emergenza.

Sta di fatto che nel maggio del 2017 presso la Sala Polifunzionale della Provincia, l’allora manager generale Fagnano in una pubblica assemblea  indetta dalla ASL , con tanto di rendering illustrò alla cittadinanza la proposta ufficiale di realizzare il nuoco ospedale a  Fiumicino , evidenziando fra l’altro che la nuova struttura oltre che essere in prossimità dello svincolo della Teramo Mare, poteva avvantaggiarsi anche dell’uso della ferrovia, idea ritenuta dal sottoscritto bislacca  se non assurda, in nessun luogo si è mai visto un ospedale con dentro una stazione ferroviaria, che nella fattispecie andrebbe realizzata ex novo . Il tutto per una spesa di circa trecento milioni di euro, di cui disponibili ve ne erano solo 81,5, finanziamento governativo  stanziato  per adeguare a livello sismico e antincendio tutti e quattro i nosocomi provinciali: Teramo, Atri, Giulianova e S.Omero, dividendo equamente la spesa fra le quattro strutture, poi stornati dalla Regione a favore della realizzazione del nuovo ospedale, che nel frattempo in base alle dinamiche in evoluzione, non è stato mai definito se debba essere unico,  se  di primo o di secondo livello . Il resto della spesa oltre duecento milioni previsti andavano coperti con un intervento privato tramite project financing , con rimessa trentennale da parte della ASL .

Successivamente per legittimare la proposta di Fagnani, il Consiglio Comunale  al tempo a maggioranza di centrodestra, votò alla unanimità la indicazione di quattro siti in cui realizzare l’opera: Piano D’Accio ( Fiumicino ) , S Atto ( a mezza collina), Casalena e Terrabianca escludendo del tutto Villa Mosca  .

Alla prima proposta concreta di realizzazione dell’opera in quel di Fiumicino tramite project financing da parte di una ditta di Parma, la Pizzarotti,  in città ci fu una forte levata di scudi contraria,  tanto la coalizzare in un comitato a salvaguardia del Mazzini e del sito di Villa Mosca quasi 40 associazioni, tra comitati di quartieri, sindacati, associazioni di categoria dei commercianti e artigiane, associazioni ambientaliste ecc. .Tutte concordi che il nuovo ospedale andava ricostruito a Villa Mosca, evidenziando quanto esposto sopra, aggiungendo che il project financing era lo strumento, cosiddetto cavallo di Troia per privatizzare la sanità ospedaliera provinciale a svantaggio del pubblico, con i gravosi costi da accollare nei decenni successivi all’utenza sanitaria e a tutti i cittadini .

Il comitato a salvaguardia del Mazzini e del sito di Villa Mosca , promosse subito una petizione popolare che in brevissimo tempo raccolse bel 5.000 firme , alla data di oggi nonostante due anni di covid ha superato abbondantemente le 8.000 contro lo spostamento del Mazzini. Alla raccolta firme fu affiancato uno studio della PROMEDIA , dove cifre alla mano si dimostrava che con la ristrutturazione del primo lotto, la demolizione e ricostruzione con relativo ampliamento del secondo, con una spesa di soli 120 milioni di euro di cui 81,5 già disponibili , la collettività provinciale poteva avere una struttura ospedaliera moderna e al passo con i tempi. La  copertura dei quaranta milioni mancanti li si poteva facilmente attingere tramite un finanziamento  con  la Cassa Depositi e Prestiti . Con la minore spesa si sarebbero risparmiati  180 milioni di euro, senza indebitamenti con privati , rimanendo il tutto nelle mani del pubblico , sia le prestazioni sanitarie ospedaliere che i servizi annessi e soprattutto senza ulteriore consumo del  territorio.

A seguito delle rimostranze e delle osservazioni del Comitato pro Villa Mosca,  la ASL  di Teramo fu costretta a bocciare il progetto della Pizzarotti e ad  iniziare un nuovo iter , nel frattempo ………   Fine della puntata , continua …… 

Antonio Topitti 

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