HomeDistruzione CreativaIL SENSO DI COLPA DEL COLONIALISMO

IL SENSO DI COLPA DEL COLONIALISMO

di Pietro Ferrari

La Somalia è una creazione del lavoro italiano, in Somalia non ci siamo sostituiti a nessuno, non abbiamo trovato null’altro che il deserto privo di risorse” – 1948, on. G. Brusasca, Giusto tra le nazioni e fondatore della divisione partigiana Patria

Una delle convinzioni più diffuse e radicate che fondano la retorica immigrazionista e terzomondista in tutto l’Occidente, è quella che si fonda sul senso di colpa verso l’esperienza coloniale dei secoli passati. Siamo sicuri che sia un passato davvero vergognoso e da rigettare in blocco?

Secondo lo storico Alberto Alpozzi è fondamentaleindagare gli aspetti taciuti e dimostrare come molti testi siano stati fabbricati su leggende, fantasie e fake-news. Il lavoro svolto si basa sulla ricerca e rielaborazione di documenti mai presi in considerazione e soprattutto sulla verifica di quelli impiegati per note pubblicazioni.  Sarà sconcertante, soprattutto in epoca della cosiddetta cancel culture, scoprire come non sia stato il fascismo ad inventare le guerre, il razzismo e la distruzione. Non esistono testi definitivi, soprattutto quando è stato ampiamente dimostrato come molti di questi abbiano sistematicamente e ripetutamente falsificato e omesso prove e testimonianze con l’unico obiettivo di alterare la storia. «Chi ha meriti riconosce anche i meriti altrui…

La storia degli italiani in Africa è stata ribaltata totalmente non per mezzo di ricerche, ma grazie alla rimozione forzata degli eventi e di tutti quegli elementi che avrebbero fornito i nuclei portanti e i fondamenti della colonizzazione. Con questo nuovo libro si porta alla luce una parte di quanto è stato occultato: migliaia di chilometri di strade e ferrovie per creare commerci, agricoltura moderna, bonifiche e deserti resi fertili, nuove e moderne città. I fatti presentati non sono mai apparsi come argomenti di discussione nell’ambito delle pubblicazioni di storia coloniale, nemmeno per essere confutati, così da scongiurare la minaccia che i documenti potessero dimostrare lo sviluppo realizzato dagli italiani nelle colonie. Le eccellenze sono state bandite da un conformismo settario e militante che ha negato chiunque abbia segnato la storia con grandi opere, riforme e progresso per creare l’unica nazione al mondo che si compiace del riconoscimento dei propri errori e guarda con angoscia al proprio passato.

Il 1° gennaio1890, Antonio Labriola (uno dei fondatori del marxismo in Italia e corrispondente di Engels) scrisse al suo parlamentare di riferimento, Alfredo Baccarini, una lettera pubblicata il 15 marzo da «Il Messaggero» intitolata “La terra a chi la lavora. La colonia Eritrea e la questione sociale”. Nella lettera chiedeva di proporre una legge che desse ai contadini italiani la proprietà sulle nuove terre in Eritrea. Pasquale Martinetti, suo collaboratore, scrisse allora a Engels per avere una sua opinione sulla nuova questione coloniale italiana.

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Per quanto riguarda questa terra libera, non c’è dubbio che la più grande richiesta che oggi si possa fare al presente governo italiano è che nelle colonie siano assegnate proprietà terriere, per la coltivazione diretta, ai piccoli contadini e non ai monopoli, siano essi individuali o di compagnie. La piccola economia contadina è la migliore e più naturale soluzione per le colonie che stanno ora fondando i governi borghesi (se ne può trovare riferimento ne Il Capitale di Marx, libro primo, capitolo finale, «La teoria moderna della colonizzazione») […].

Noi socialisti, senza scrupoli di coscienza, possiamo quindi appoggiare l’introduzione della piccola economia contadina nelle colonie già fondate.[…]

Friedrich Engels è noto come un internazionalista, cofondatore della Prima Internazionale e ispiratore della Seconda, ma soprattutto sulla base del suo operato decennale come comunista.

Durante la sua vita scrisse però dei testi, poco noti oggi, che non furono solo colonialisti, ma anche razzisti.

Ad esempio il 22 gennaio1848 (stesso anno in cui venne pubblicato “Il manifesto del Partito comunista”) scriveva sul «The Northern Star» a proposito della conquista francese dell’Algeria: “In fin dei conti, secondo la nostra opinione è veramente di buon auspicio che il capo degli arabi sia stato catturato […] la conquista dell’Algeria è un evento importante e felice per il progresso della civiltà.”

Un altrettanto insospettabile Giuseppe Brusasca – Sottosegretario dell’Africa Italiana, antifascista e fondatore, dopo l’8 settembre, della la divisione autonoma Patria – al Convegno dei profughi d’Africa tenutosi a Milano l’8 febbraio 1948, così espresse il suo punto di vista sulla questione coloniale italiana:
«Io addito al mondo internazionale il fatto che secondo gli attuali avvenimenti non si può aver più fiducia nella Commissione quadripartita d’inchiesta, perché la vita delle popolazioni dell’Africa è viziata dai fatti di Mogadiscio1 e dalla violenza che sta sorgendo in Africa.
Il nostro compito è quello di discutere e di difendere la civiltà che abbiamo portato in Africa poiché noi non siamo andati in Africa per una speculazione colonialistica, ma recando il nostro lavoro. Se non si continuasse a sobillare2 gli indigeni, noi saremmo da essi preferiti. Siamo stati sconfitti e coperti di calunnie; ma malgrado ciò gli indigeni ci invocano, mentre altrove gli amministratori stranieri tendono ad essere scacciati».

Alcide De Gasperi che, stranamente rifacendosi a quella che oggi viene definita “retorica fascista”, parlava di espansione demografica:
«Ci si rende già conto delle necessità italiane osservando la posizione geografica e la situazione economica dell’Italia, che ha un eccesso di popolazione su di un territorio troppo ristretto e montuoso. Quando poi si rifletta che non si tratta di decidere se l’Italia debba oggi iniziare una sua attività africana, bensì se convenga che l’Italia sia privata dei benefici e degli utili che ha il diritto di attendere dopo cinquant’anni di vasto e generoso impiego di lavoro, allora quell’opinione diventa ferma convinzione».

La verità sulle stragi italiane: https://italiacoloniale.com/2021/09/10/libia-gas-e-campi-di-concentramento-decisi-e-autorizzati-dallantifascista-giovanni-amendola-nel-1922/

LIBERAMENTE TRATTO DAL SITO ITALIA COLONIALE

Un breve commento audio sul primo dei libri di Alfredo Alpozzi: “Bugìe coloniali”:https://www.youtube.com/watch?v=WJtINfpZUEM 

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