Buon Natale a tutti i teramani, tranne ai cinque assessori comunali bocciati o ridimensionati nelle proprie deleghe dal Sindaco in persona.
Se n’è parlato troppo poco, ma è un dato drammatico la mattanza che Gianguido D’Alberto ha compiuto dentro alla propria maggioranza, senza che apparentemente ve ne fosse alcun bisogno.
Il 9 dicembre scorso, a cinque mesi dalle prossime elezioni comunali, di punto in bianco e senza alcuna avvisaglia o mal di pancia di qualsivoglia membro della maggioranza, il Sindaco ha emanato un Decreto che gronda sangue: azzera completamente la propria Giunta formata da nove assessori e la rinomina mandando direttamente a casa l’ex Assessore Maurizio Verna, reo evidentemente di aver combinato troppi guai (oppure responsabile di risultati scarsi), ma soprattutto togliendo ad altri quattro assessori deleghe pesanti, ridimensionandone il peso politico proprio a ridosso della campagna elettorale.
Una certificazione di fallimento che porta la firma del primo cittadino, il quale esprime cordoglio per non aver realizzato nulla in quattro anni e mezzo di mandato. A tale proposito egli infatti scrive: “una città desiderosa di vedere l’incremento dei risultati”, evidenziando da solo quanto siano scarsi i risultati raggiunti da se stesso e dai nove collaboratori di Giunta.
Il Sindaco conosce bene le piaghe del proprio fallimento, tant’è che sottolinea come occorra un “concreto rilancio dell’azione amministrativa, che risulta di fondamentale importanza per il conseguimento degli obiettivi di mandato”.
Forse è troppo tardi per rilanciare l’azione amministrativa, ma in ogni caso si sarebbero dovuti sostituire ulteriori assessori, innalzando la qualità dei membri dell’organo esecutivo.
Limitarsi a bocciare Verna è troppo poco, specie se si va a guardare alle mutilazioni delle deleghe che hanno ricevuto i colleghi.
L’Assessore Andrea Core ha subito uno smacco clamoroso: gli è stata sottratta la delega più rilevante, cioè quella al “Personale ed organizzazione”, la quale non è stata riaffidata ad altro collega bensì è rimasta in capo al Sindaco, il quale ha certificato quale disastro abbia combinato Core nel rapporto con i dipendenti comunali.
Anche l’Assessore Valdo Di Bonaventura è stato umiliato: il Sindaco lo ha sollevato dalla gestione della sua delega più consistente, cioè quella alla “Programmazione e gestione del ciclo integrato dei rifiuti” la quale riguarda il servizio comunale più importante, quello svolto dalla società In House Teramo Ambiente S.p.A. che incassa circa 12 milioni di euro l’anno di TARI.
L’Assessore Stefania Di Padova è stata sfregiata politicamente, avendo dovuto subire la privazione di tre delle cinque deleghe che aveva, cioè “Urbanistica e governo del territorio”, “Connessione dell’Area urbana con le periferie e le frazioni” e “Pianificazione urbanistica del centro storico”.
Una vera dichiarazione di guerra alla quale mancava solo l’estromissione dalla Giunta, cosa che il Sindaco deve aver anche pensato, ma che non ha potuto attuare per evitare che il Partito Democratico (di cui la Di Padova è espressione) si mettesse a piangere.
Infine all’Assessore Sara Falini il Sindaco ha riservato un perfido dono di Natale: togliendole da un lato la delega all’edilizia sportiva (che è stata girata all’Assessore Cavallari), ma soprattutto privandola dall’altro lato della delega ai “Contratti e Appalti” che è un pilastro trasversale di tutti i settori dell’Ente.
La Caporetto della sinistra teramana si è compiuta prima ancora che la campagna elettorale sopraggiunga a certificare i mancati risultati di una gestione tragica.
Ma il risvolto farsesco è che la Caporetto sia stata non già l’esito di una battaglia in campo aperto contro gli avversari politici, bensì una implosione tutta interna alla maggioranza, laddove tutte le deleghe più rilevanti sono state tolte agli ex titolari (che hanno chiaramente demeritato), sebbene il Sindaco creda di poter pretendere dagli Assessori che egli stesso ha bocciato un sostanziale appoggio alle imminenti elezioni comunali.
Ipàzia
Sulla Waterloo del centro destra nessuna parola ? Visto che andrà alle elezioni diviso con nessun candidato in grado di competere
con D’Alberto .