Viviamo una fase politica in cui non passa un giorno senza che si parli di antifascismo, mentre negli Anni ’50 e poi negli Anni ’90 era stato semmai in auge l’ anticomunismo. Lo storico Pietro Cappellari ha appena pubblicato per la casa editrice Passaggio al Bosco, un interessante lavoro dal titolo assai provocatorio: L’ invenzione dell’ antifascismo. In quest’opera autore ricostruisce la strana intermittenza che accompagna da decenni il rinfocolare artificioso di questo antifascismo ossessivo ma dalle basi assai poco solide. Si evidenziano tutti i limiti storici e ideologici di voler fondare una qualche identità essenzialmente con il prefisso anti, ossia improvvisando una identità in negativo.
“L’ invenzione dell’ antifascismo”
Nuovo libro dello storico Pietro Cappellari.
Sinossi dell’ opera:
Nel 1948, con la vittoria della DC e la sconfitta dell’asse PCI-PSI, si conclusero le convulsioni scaturite dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La ricostruzione nazionale – però – dovette fare i conti con milioni di fascisti “a piede libero”, riorganizzatisi nel Movimento Sociale Italiano e pronti a raccogliere i primi successi elettorali, impedendo nei fatti l’applicazione della XII Disposizione della Costituzione voluta dagli Angloamericani. Negli anni ’50, poi, si pensò che il contesto politico italiano fosse pronto per superare gli strascichi dell’odio antifascista: ciò sembrò concretizzarsi nel 1960, quando il MSI appoggiò solitario il Governo Tambroni. A questo punto, il PCI e il PSI si mobilitarono massicciamente, inscenando manifestazioni violente in tutta Italia e lanciando un inconsistente allarme sul ritorno del fascismo. In realtà, sobillando la piazza, la sinistra sbarrò la porta alla possibilità di un’apertura a “destra” della DC, costringendola al “compromesso storico”: venne così resuscitata la “epopea” dei Governi dei Comitati di Liberazione Nazionale e venne riscritta la storia della Resistenza, prontamente epurata delle pagine compromettenti e magicamente posta a base fondante della Repubblica Italiana. Il MSI venne definitivamente “ghettizzato” e diventò il bersaglio di un antifascismo militante organizzato e spietato, che porterà alla stagione di sangue degli anni ’70.
Ancora oggi, il sistema ciellenista – completato anche a destra – non smette di utilizzare l’antifascismo in assenza di fascismo come spauracchio per mascherare il proprio fallimento e perpetuare il proprio potere, scatenando allucinanti “cacce alle streghe” e diffondendo un livore inutile e pericoloso. Questo breve saggio, coraggioso e controcorrente, analizza la nascita e la creazione di uno instrumentum regni – quello dell’antifascismo – la cui retorica attesta la bassezza di un dibattito politico stagnante e incapace di proiettarsi in avanti.”
Pietro Ferrari