“L’adesione al comunismo è il rito che permette all’intellettuale borghese di esorcizzare la sua cattiva coscienza senza abiurare il suo essere borghese.”
Nicolás Gómez Dávila
“Un anticomunista è un cane, su questo sono irremovibile e lo sarò sempre.”
Jean Paul Sartre
La “memoria” è tale – e con la “m” maiuscola – se è coerente, non se coltiva dei vuoti attuando una selezione di ricordi esclusivi o una gerarchia degli orrori, discriminando svariati genocidi come di serie B e magari C con quelli (o meglio con quello) di serie A. Quindi, nella memoria europea del XXI ° Secolo, si tratta per una certa sinistra italiana di dover ammettere che il comunismo sovietico fu un totalitarismo da condannare al pari del nazional-socialismo tedesco. Un salto che ancora molti non riescono a fare per nostalgia di qualche poster che si teneva in cameretta, ma stavolta non è la destra a pretenderlo.
Ce lo chiede l’Europa.
Il Parlamento Ue infatti ha sancito la volontà di vietare di utilizzare tanto i simboli nazisti quanto quelli comunisti: deplora l’uso continuato di simboli di regimi totalitari negli spazi pubblici e chiede un divieto a livello Ue dell’uso dei simboli sia nazisti che comunisti sovietici, nonché dei simboli dell’aggressione in corso da parte della Russia contro l’Ucraina. La risoluzione – I simboli del comunismo sovietico equiparati a quelli nazisti e sottoposti a divieto negli spazi pubblici. A deciderlo il Parlamento Europeo, che chiede il ritorno del fact-checking – Orizzonte Scuola Notizie – è passata ad amplissima maggioranza, 480 voti favorevoli, 58 contrari e 48 astensioni ed ha un precedente nella risoluzione di condanna di tutti i totalitarismidel settembre 2019 (Testi approvati – Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa – Giovedì 19 settembre 2019) , quando il Parlamento europeo aveva votato equiparando nazismo e comunismo, affermando che, dopo il processo di Norimberga, c’era «ancora un’urgente necessità di sensibilizzare, effettuare valutazioni morali e condurre indagini giudiziarie in relazione ai crimini dello stalinismo». La risoluzione, venne votata da 535 deputati a favore, 66 contro e 52 astenuti. In buona sintesi se l’Europa condanna ogni forma di discriminazione razziale e di odio su base etnica che provocarono i lager, condanna altresì’ l’odio di classe e la lotta di classe che provocarono l’eliminazione fisica di chi veniva considerato appartenere alla classe dei capitalisti e dei borghesi. L’instaurazione di una qualche “dittatura del proletariato” non ha generato nel mondo durante il XX° Secolo nessun paradiso della classe operaia ma miseria, schiavitù (centinaia di migliaia di detenuti nei Gulag costavano 15 volte meno come manodopera, anche venti volte rispetto ai lavoratori liberi) e terrore (nel 1947 i minorenni N. B. e B.S. di 15 e 16 anni incaricati della sorveglianza notturna dei cavalli del koloz, sorpresi in flagranza mentre rubavano tre cetrioli negli orti, venivano condannati ad otto anni di reclusione in una colonia di lavoro: in sei anni furono condannate un milione e trecentomila persone ad oltre 5 anni di carcere), oltre ad un centinaio di milioni di morti (non durante una guerra mondiale ma in tempo di pace!): oltre sessanta in Cina, almeno una ventina nell’URSS, una decina tra Vietnam, Cambogia, Korea del Nord, Europa dell’Est, Afghanistan, Africa e America Latina.
È l’ascesa dell’ideologia e della politica a rango di verità assoluta e scientifica che fonda la dimensione totalitaria del comunismo: essa impone il partito unico, giustifica il terrore e costringe il potere a investire tutti gli aspetti della vita sociale e individuale. Lenin afferma la validità della sua teoria proclamandosi rappresentante di un proletariato russo che non esiterà a schiacciare quando gli si rivolterà contro. Questa indebita appropriazione del simbolo proletario è stata una delle grandi imposture del leninismo.
Per i bolscevichi la guerra civile diventa una forma permanente di lotta politica.
Nella Russia sovietica i bolscevichi che avevano sostenuto la nazionalizzazione delle terre, trovandosi già in rapporto di forza sfavorevole poco dopo la presa del potere, dovettero recuperare il programma socialista rivoluzionario approvando la ridistribuzione delle terre ai contadini ma la proprietà privata della terra venne poi abolita senza indennità e tutte le terre furono a disposizione di comunità di agrari locali per la ridistribuzione, legittimando gli atti di esproprio compiuti dal 1917. Già nel 1918 i bolscevichi si erano trasformati agli occhi dei contadini in comunisti che li privavano dei frutti del loro lavoro … erano proprio gli stessi? si chiedevano molti contadini.
Nel giugno 1918 il governo bolscevico attribuì poteri straordinari al commissario del Popolo per l’approvvigionamento incaricato di requisire prodotti alimentari e di organizzare un vero e proprio esercito dell’approvvigionamento, ma bastava che scoppiasse uno sciopero perché quella fabbrica fosse dichiarata in stato di insurrezione. Con gli scioperanti il bolscevismo non trattava e le reazioni (padronale?!) erano la serrata, il licenziamento di tutti gli operai e l’arresto dei sobillatori come la ricerca dei “controrivoluzionari” che si presumeva fossero all’origine dello sciopero. I comitati di fabbrica, i sindacati, i partiti socialisti, i comitati di quartiere e i soviet che avevano contribuito a distruggere gli istituti tradizionali furono a loro volta spogliati del loro potere subordinandoli interamente al partito bolscevico. Venne così tradita la speranza di autogestione sovietica “nei campi e nelle officine” come l’autodeterminazione dei popoli colonizzati dall’imperialismo zarista che si ritrovarono sotto un ben più potente imperatore. Tra il 1825 e il 1917 le sentenze di morte pronunciate dai tribunali zaristi corti marziali comprese erano arrivate a 6231 in poche settimane la polizia politica da sola aveva giustiziato un numero di persone da due a tre volte superiore. Nel 1921 il socialismo reale sovietico era già fallito e così Lenin fu obbligato a favorire il ritorno di una economia di mercato con la NEP (Che cosè la NEP: una politica economica russa –). Una decina d’anni dopo i benefici economici del tradimento del dogma marxista dovevano essere incassati dal regime, cessò la NEP e vi fu la collettivizzazione forzata delle campagne. Nel 1928 i contadini avevano conferito solo 4 milioni di tonnellate di derrate invece dei 6 milioni dell’anno precedente e Stalin lo definì subito come complotto dei kulaki o come sciopero dei Gulag, ma si poteva invece spiegare con il calo dei prezzi offerti dallo Stato, con la penuria dei manufatti e il loro alto costo. Il cerchio magico staliniano ne approfittò per ricorrere di nuovo alle requisizioni e a misure repressive. La GPU registrò oltre 1300 sommosse nelle campagne durante le quali furono arrestati decine di migliaia di contadini.
Complessivamente nel 1930 quasi due milioni e cinquecentomila contadini parteciparono a quasi 14.000 rivolte sommosse e manifestazioni di massa contro il regime.
La carestia forzata del 1932-1933 non può essere compresa se non si colloca nel giusto contesto dei rapporti tra stato sovietico e ceto contadino: in seguito alla collettivizzazione forzata il koloz assicurava allo Stato consegne prestabilite di prodotti agricoli grazie a un salasso sempre più alto del raccolto che richiedeva uno sforzo disperato per i contadini: più diminuiva il raccolto e più la quota prelevata in percentuale aumentava sconvolgendo il ciclo produttivo. Nella fase della NEP i contadini vendevano soltanto il 15% del raccolto riservandone altrettanto per la semina e il 20% 30% al bestiame.
Il Politburo ordinava che i koloz inadempienti rispetto alle quote fossero privati di tutto il grano il loro possesso comprese le riserve per la semina e fu impedito con ogni mezzo ai contadini affamati di partire in massa verso le città.
L’area della fame corrispondeva alla totalità dell’Ucraina (Holodomor, il genocidio per fame in Ucraina – Focus.it), alle pianure del Don e del Caucaso settentrionale a gran parte del Kazakistan: circa 40 milioni di persone soffrirono per la carestia. Soltanto Mao in Cina col “grande balzo in avanti” (Problema del “grande balzo in avanti” cinese) riuscì ad applicare le politiche agricole comuniste con maggior terrore e sterminio di quelle di Stalin. Spetta dunque a lui il guinnes dei primati o il record mondiale della criminalità politica di ogni tempo.
L’ideologia marxista-leninista tendeva anche all’abolizione della famiglia, del matrimonio, del diritto all’eredità, perché l’eredità produce accumulo di capitale. I bambini, a partire da una certa età, devono essere separati dai loro genitori e affidati allo Stato per curarne la crescita e l’educazione. Le idee di Marx applicate dai regimi comunisti hanno condotto al più grande genocidio della storia conosciuta.
Siamo sicuri che la colpa è stata solo degli esecutori malvagi o di “errori procedurali” e non della stessa folle ideologia di Marx?
In un video di qualche anno fa in occasione della morte di Fidel Castro, ebbi modo di evidenziare il fallimento filosofico prima che politico del Comunismo:
Pietro Ferrari
C’era una volta la SIOnistra …
ora si cerca di togliere alla destra radicale la bandiera dell’antisemitismo!
Insomma la solidarietà agli ebrei era tutta una finta…serviva solo per attaccare M