Prendo spunto dalle considerazioni esposte su questo sito da Cristian Simonella: una comunità evoluta che si definisca tale deve avere dei punti fermi da condividere, il decoro, il rispetto, la dignità e l’educazione. Punti sui quali credo non si possa non concordare ma che, penso, abbiano bisogno di un humus dove crescere e prosperare. Una condizione che Teramo non vive più.
Un luogo deserto e trasandato non incute rispetto. Genera l’impressione che tutto sia permesso, confusi nel mare della mediocrità che si respira intorno.
Negli ultimi anni Il furore ideologico ha portato la città ad indossare un abito che non le si cuce addosso. Un processo che l’ha fortemente indebolita, dal punto di vista del peso politico e soprattutto economico.
Teramo ha un problema, troppo sottovalutato da chi la amministra. Non è in grado di vivere di vita propria se non la si stimola in maniera adeguata. Non ha grandi risorse archeologiche e architettoniche, almeno tali da potersi proporre come meta turistica. Non ci si illuda di potersi affidare ai fregi del castello Della Monica, ai ruderi del teatro romano o alla pur stupenda cattedrale gotico-romana di Santa Maria Assunta. Non sono risorse sufficienti. Non ha il mare, che purtroppo (e per fortuna per chi lo ama) è a pochi chilometri e sottrae gran parte della popolazione residente e montana. I paesi interni, un tempo grande risorsa del capoluogo, sono agglomerati fantasma, uccisi dai terremoti e dai ritardi nella ricostruzione. Si organizzano iniziative che si spengono nell’arco di una serata. Eventi che nei fatti, pur essendo benvenuti, non contribuiscono alla crescita di una città che per promuovere sviluppo e benessere deve vivere trecento giorni l’anno.
PROVVEDIMENTI CHE SODDISFANO PIU’ IL PROPRIO EGO CHE LE ESIGENZE DELLA COMUNITA’
Se Teramo centro si spopola e se si attuano politiche che scoraggiano la vita in città – negli ultimi tempi si inseguono soluzioni più legate a visioni e passioni personali che adatte alla realtà locale – i risultati non possono essere che questi. Via gli uffici, parcheggi costosissimi (quando li trovi) solo per qualcuno non per tutti, aree abbandonate come quella di Campo Boario, spazi sempre meno disponibili alla mobilità senza proposte alternative, producono un solo effetto che ha del paradossale: il rimedio diventa peggiore del male. Il sogno si trasforma in incubo. Una città che passa dall’illusione di essere diventata “a misura d’uomo” a città desertificata in mano ai selvaggi, non necessariamente teramani, anzi, dove la mancanza di rispetto, di educazione, dignità e decoro portano inevitabilmente al degrado. I portoni diventano orinatoi, le vie immondezzai all’aria aperta, spesso teatro di risse e fragorose adunate notturne. Con buona pace di quei residenti che gioivano della “città salotto” a loro personale uso e consumo. Di questo non ne guadagna neanche la periferia, perchè il baricentro dell’economia spicciola si sposta inevitabilmente verso i comuni costieri. Una spirale negativa dalla quale sarà difficile uscire. Le regole del marketing valgono anche in questo campo.
I vuoti lasciati dal perduto scorrere quotidiano di una vita cittadina intensa e pulsante vengono riempiti da altro. Sempre con effetti spiacevoli, mai in positivo. Si cambi la visione futura di questa città. Di come Teramo possa vivere e prosperare. O il declino sarà irreversibile. Sempre che si faccia ancora in tempo.
Enrico Squartini
Ok ! Ma cosa si deve fare per fare tornare Teramo a vita pulsante e intensa ?
Proposte prego !
Premetto che il compito di un reporter è fotografare la realtà e raccontarla. È la funzione che ci viene richiesta in un consesso civile. Trovare le soluzioni, invece, è il dovere di chi a sua volta ha scelto questa come missione. E lo ha fatto in piena coscienza, chiedendo alla collettività il mandato per poterla svolgere. È compito poi di chi lo ha eletto tirare le somme sul suo operato e regolarsi di conseguenza la prossima volta, pro o contro, nella cabina elettorale. Le domande che lei pone deve rivolgerle prima di tutto a chi ha avuto il suo voto.
Detto questo, alcune cose che si possono fare nell’immediato sono insite nell’articolo come la questione parcheggi e il recupero degli spazi abbandonati. Sarebbe anche molto funzionale riportare gli uffici comunali in centro. Su altre bisogna cominciare a lavorarci. Spingere, per esempio per un riavvicinamento dell’Università. L’Aquile ci vive, Teramo no. Altre, non si devono fare, come il dislocamento del Mazzini. Ma sull’argomento non vedo un grande impegno di questa amministrazione, anzi. Tuttavia vedremo in consiglio comunale.
Grazie per averci reso partecipi del suo punto di vista.
Gli uffici pubblici e l’Universita vanno riportati in centro. Vanno riadattati e resi agibili tutti gli edifici di proprietà pubblica per consentire la fruizione di importanti servizi. L’arredo urbano in centro deve essere migliorato attraverso adeguate e partecipate progettazioni. Occorre riprestinare il servizio gratuito di bus navetta, integrato con convenzioni scontistiche a favore di coloro che sostano presso i parcheggi a pagamento. E’ indispensabile riservare una maggiore cura manutentiva delle strade e portici in centro. Agevolazioni e riduzioni tributarie per famiglie e negozi in centro storico che non sono proprietari degli appartamenti e locali in cui esercitano l’attività. Riprodurre artisticamente alcune simbologie storiche (es.due di coppe). Le manifestazioni andrebbero localizzate anche in altri spazi diversi da quelli usuali (p.zza MMartiri).