A Teramo abbiamo avuto per molti anni un personaggio straordinario che si chiamava Giacinto Auriti (Guardiagrele, 10 ottobre 1923 – Roma, 11 agosto 2006). Auriti è stato giurista, saggista e politico italiano. Laureatosi a Roma, è stato tra i docenti fondatori della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Teramo, della quale è stato anche preside. Ha insegnato Diritto della navigazione, Diritto internazionale, Diritto privato comparato e Teoria generale del diritto. Ha fondato la cosiddetta “scuola di Teramo” nel campo del diritto monetario. È autore di alcuni testi di Diritto della navigazione e di saggi e studi sulla struttura giuridica della moneta, più volte ristampati dalle Edizioni Solfanelli: Il valore del diritto; L’ordinamento internazionale del sistema monetario; Il paese dell’utopia. La risposta alle cinque domande di Ezra Pound; La Proprietà di Popolo; L’occulta strategia della guerra senza confini. Un rivoluzionario vero, assolutamente trasversale che ha coinvolto nella sua ultradecennale attività una miriade di seguaci in tutta Italia e non solo.
Nell’aprile del 2011 l’allora governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, partecipò all’inaugurazione della mostra “ La moneta dell’Italia Unita: dalla Lira all’Euro” in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia. In tale occasione fece un intervento che squarciò il velo sulla reale concezione di moneta smontando le teorie economiche che identificano la moneta come merce. Ma in quelle dichiarazioni diede implicitamente ragione ad Auriti parlando di “valore della moneta per fiducia” e di “potere di acquisto” della moneta. Quello che Auriti chiamava VALORE INDOTTO.
Ovviamente il discorso di Draghi era un discorso da “proprietario” della moneta ma, ribaltando le posizioni ed identificando il popolo di una nazione come “proprietario” della moneta anziché la Banca Centrale, quelle affermazioni confermarono tutta la teoria di Auriti sul Valore della Moneta da parte dei banchieri, ed è per questo che Auriti pretendeva che fosse dichiarata la proprietà al portatore all’atto dell’emissione, senza alcuna garanzia, senza alcun debito di interesse.
Fondamentalmente Draghi ammise che il valore della moneta non risiedeva nell’ambito della materia ma nell’ambito “spirituale” , quello della fiducia. Ovviamente lui parlava di fiducia degli operatori, banchieri, ma la FIDUCIA è quel “sentire”, quel “senso impalpabile” e non materiale , che risiede nell’animus degli uomini e , fino a prova contraria, anche i banchieri lo sono. Quindi se loro devono aver fiducia nell’accettare una moneta perchè non dovrebbe averla il popolo che ne crea il vero valore essendo il titolare della cambiale di stato emessa per farsi prestare moneta ? Perchè al popolo viene “imposto” per legge di accettare una moneta che non sia di sua proprietà ma “prestata” ?
Per il semplice fatto che il popolo può sviluppare una consapevolezza e coscienza collettiva che lo indurrebbe a rifiutare tale moneta “fiduciaria” bancaria, quindi addebitata. La sfiducerebbe una volta compresa la truffa. Come anche i banchieri sfiduciano monete non accettandole come pagamento nelle transazioni… Il fatto che la gente, una volta consapevole non darebbe fiducia ad una moneta emessa in prestito alla collettività non è accettabile dai “padroni” del denaro. ]
su “Quando Draghi diede ragione ad Auriti” http://www.giacintoauriti.com/notizie/99-quando-draghi-diede-ragione-ad-auriti.html
Pietro Ferrari