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Carcere di Castrogno, in Consiglio regionale la risoluzione di Pepe: “Servono interventi urgenti per dignità e sicurezza”

Sarà discussa oggi in Consiglio regionale la Risoluzione sul carcere di Castrogno, presentata dal consigliere del Partito Democratico Dino Pepe e sottoscritta dal collega Sandro Mariani. Un nuovo passo istituzionale dopo il Consiglio comunale straordinario tenutosi a Teramo a febbraio, per riportare al centro dell’agenda politica la difficile situazione della Casa Circondariale di Teramo.

Il documento, come spiegato dallo stesso Pepe, chiede un intervento urgente alle istituzioni nazionali e regionali per affrontare le gravi criticità del carcere, a partire dal sovraffollamento, dalle carenze di organico e dalla mancanza di percorsi di reinserimento per i detenuti.

“Gli incidenti a Castrogno sono ormai quotidiani – ha dichiarato il consigliere – e nel 2024 abbiamo tristemente registrato il primato nazionale di suicidi nelle carceri”.

Secondo i dati riportati nella risoluzione, il carcere teramano ospita oltre 400 detenuti a fronte di una capienza di 255 posti, con un sovraffollamento del 70%, ben al di sopra della media italiana. A ciò si aggiunge la grave carenza di personale: attualmente in servizio ci sono 157 agenti di Polizia Penitenziaria, rispetto ai 221 previsti dalla pianta organica.

“Una carenza che mette a rischio la sicurezza di tutti e impedisce condizioni di vita dignitose all’interno dell’istituto”, ha sottolineato Pepe.

Criticità emergono anche sul fronte della rieducazione e del reinserimento sociale: solo il 10% dei detenuti partecipa a programmi di formazione o lavoro, vanificando il principio costituzionale della pena come strumento di recupero.

Per affrontare l’emergenza, la risoluzione impegna il Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ad attivarsi presso il Governo e il Ministero della Giustizia, facendo proprie le richieste avanzate da operatori del settore, associazioni e sindacati.

“Servono risorse economiche straordinarie, ma anche un rafforzamento dell’organico – conclude Pepe – con figure specializzate come mediatori culturali, fondamentali per gestire una popolazione carceraria sempre più eterogenea. Non possiamo più permettere che tragedie annunciate si consumino nel silenzio”.

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