Talmente imbarazzante la situazione avvenuta a Bellante che la risposta del sindaco è presto arrivata.
In una nota di oggi, leggiamo che il motivo per cui l’evento legato alla marcia su Roma si poteva regolarmente svolgere, era il rispetto della democrazia e del testo costituzionale che consente a tutti di esprimersi liberamente.
Se proprio volessimo parlare la stessa lingua del Sindaco, noteremmo che la sua giustificazione è contraddittoria in partenza.
Se volessimo, infatti, analizzare il testo costituzionale, dovremmo ricordare che quest’ultimo vieta l’esaltazione di principi, fatti o metodi del fascismo stesso… Ci duole ricordare al Sindaco che la marcia su Roma ne è un paradigmatico emblema.
In passato la democrazia liberale, così come l’acqua sul fuoco delle rivolte gettata dai partiti di sinistra, diede campo libero a Mussolini e alle sue squadracce per il controllo del paese.
Uomini e donne della sinistra democratica, le nostre parole sono tutte per voi: la storia si ripete e ne avete la responsabilità morale!
Di Nuove Sintesi a noi poco importa. Ma se oggi ci ritroviamo con un governo di destra sovranista e pronto alla restaurazione autoritaria, la più grande responsabilità è della vostra totale mancanza di lungimiranza, della vostra miopia (ieri come oggi), del vostro trincerarvi al calduccio dietro le maglie della democrazia, dimenticando che chi non si schiera, chi non parteggia è complice!
Noi della vostra democrazia non ce ne facciamo nulla!
Noi l’antifascismo lo pratichiamo! Noi siamo l’antifascismo!
Siamo l’antifascismo, quello vero e sincero, quello che difende sulla strada chi si è sacrificato per noi per un mondo equo e giusto.
Casa del Popolo
Sotto il post del Sindaco:
La marcia su Roma del 1922 è un evento storico, che come tale deve essere conosciuto. Soprattutto i giovani dovrebbero studiarlo, perché se è vero che dalla conoscenza si può imparare a non ripetere gli errori del passato, non è possibile escludere questo evento dal bagaglio di conoscenza di ciascuno.
Per questa ragione, qualche giorno fa ho autorizzato un convegno sul tema, programmato dalla locale associazione “Nuove Sintesi”. Si tratta di un’associazione con cui, come è a tutti noto, non condivido nulla, ma che ho sempre favorito nell’esternazione delle proprie idee, anche di quelle che più sono distanti dal mio pensiero.
Tuttavia, dopo aver concesso, per tale iniziativa, una pubblica sala per conferenze, ho appreso dalla stampa locale che l’iniziativa si sarebbe tradotta in realtà in una “commemorazione”, da tenersi per giunta davanti alla lapide dei Caduti della Prima Guerra Mondiale.
Mentre la notizia ha provocato alcune reazioni scomposte di chi pensa che la libertà di pensiero in Italia è un diritto “riservato”, mi è stata sufficiente una interlocuzione tramite e-mail con l’associazione organizzatrice per chiarire che si tratterà effettivamente di un convegno. Ossia di un incontro in cui, così come sovente avviene, si narra la storia, o le storie, si sostengono tesi e si possono eventualmente sostenere, nel reciproco rispetto, anche tesi contrapposte. Di solito, da un confronto di questo tipo si esce arricchiti di idee, a volte ancor più fermi nelle proprie convinzioni, ma certamente mai più poveri.
Certo, un confronto arricchente di idee presupporrebbe la presenza di relatori dal contrapposto pensiero che, mi sembra di intendere, non è dato riscontrare nell’incontro di domani. Peccato.
Ad ogni buon conto, poiché non si dica che tale libertà di manifestazione del pensiero garantita a Bellante (ma non potrebbe essere diversamente per chi conosce davvero la Costituzione Repubblicana Antifascista) possa tradursi in condivisione delle idee, e benché non ne avvertissi la necessità fino ad oggi, intendo affermare – anzi riaffermare – che non solo per me, ma per ogni Italiano la marcia su Roma del 1922 non può non rappresentare un evento storico tragico, poiché atto fondativo di un regime dittatoriale che avrebbe oppresso il Paese e avvilito le coscienze individuali, fino all’abisso della guerra.
Qui a Bellante non occorre che qualcuno ci ricordi che il fascismo è un crimine. Lo sappiamo bene e lo abbiamo sempre dimostrato, dal 1946. Pochi altri luoghi in Italia hanno saputo interpretare la distanza chiara e netta dalle idee fasciste ininterrottamente per così tanto tempo, fino ad oggi.
E proprio per rispetto alla tradizione democratica e antifascista che ci hanno tramandato i nostri nonni e i nostri padri, intendiamo favorire la pratica del rispetto del dettato costituzionale, figlio del sacrificio di chi il fascismo l’ha combattuto sul campo e non attraverso comunicati offensivi e inutili, consentendo a ciascuno di esprimere le proprie idee, per quanto lontane esse siano dal nostro sentire.
Lo facciamo perché abbiamo la consapevolezza che a quelle idee non vale contrapporre nessun bavaglio, ma soltanto le nostre idee, che sono più forti poiché nascono dall’esperienza inesauribile della Resistenza e fondano sui principi inviolabili della Costituzione Antifascista Repubblicana.