Torna al centro delle cronache la Casa circondariale di Pescara, dove un detenuto, che già si era reso responsabile di quattro aggressioni a poliziotti in servizio, ha colpito con un violento pugno in faccia un Agente di servizio. Netta la denuncia del SAPPE, che esprime vicinanza e solidarietà al collega: “La delusione è profonda. Di fronte a episodi così gravi e frequenti non è più sufficiente esprimere dispiacere: servono misure urgenti e concrete”, evidenzia Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “A Pescara si deve ristabilire il rispetto della legalità e delle regole del sistema penitenziario. Il personale è allo stremo, logorato da turni massacranti, carichi di lavoro insostenibili e da una burocrazia che continua a penalizzare gli operatori in uniforme”.
“È una violenza che non si placa – commenta Giuseppe Ninu, segretario per l’Abruzzo del SAPPE – a causa di una popolazione detenuta che non rispetta più niente e nessuno. Torniamo a chiedere che queste persone vengano trasferite in istituti dove devono scontare la pena in regime detentivo chiuso, fino a quando non imparano a rispettare la Polizia penitenziaria e tutti gli altri operatori. Non è più tollerabile che ogni giorno ci siano agenti feriti, a volte anche in maniera grave. Chiediamo anche l’applicazione del regime di cui all’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede particolari restrizioni, perché questi detenuti mettono a rischio l’ordine e la sicurezza negli istituti, anche attraverso possibili fenomeni emulativi”.
Capece chiede infine che l’Amministrazione Penitenziaria “assicuri in tempi brevi l’assegnazione di un congruo numero di unità di Polizia Penitenziaria alla sede di Pescara, dove mancano 40 agenti dall’organico previsto, per garantire la sicurezza e ristabilire condizioni di lavoro accettabili”.