Premesso che il sito di Fiumicino-Piano D’Accio per la realizzazione del nuovo ospedale è il peggiore sotto l’aspetto ambientale, perché insalubre e a rischio esondazione, sotto l’aspetto logistico per vie di accesso limitate, con l’aggiunta che la Teramo Mare non ha le corsie di emergenza ed è sotto gli occhi di tutti le code chilometriche che si creano in caso di incidenti, ma anche il più costoso perché la Asl non è proprietaria dei terreni.





I promotori del nuovo ospedale a Fiumicino-Piano D’Accio sostengono che non si può riconvertire il Mazzini in funzione di una nuova sanità molto più moderna, perché a causa dei lavori di adeguamento, non si garantirebbe la continuità del servizio ospedaliero alla collettività e il Governo non darebbe le autorizzazioni necessarie e non finanzierebbe l’opera.
Possibile che questi signori non si sono mai accorti che nei decenni passati l’ospedale Mazzini è stato sempre un cantiere?
Alcuni anni dopo l’inaugurazione del primo lotto, iniziarono i lavori per il secondo lotto, mentre in contemporanea nel padiglione in esercizio si raggiungeva il massimo dell’efficienza sanitaria ospedaliera diventando Teramo punto di riferimento regionale e interregionale nel campo della chirurgia generale e della neurochirurgia. Successivamente con l’apertura del secondo lotto grazie alla professionalità del professore D’Eusanio nel campo della cardiochirurgia il Mazzini fu riferimento a livello nazionale, il tutto mentre si ristrutturava l’ex Sanatorio per adeguarlo ad altre funzioni sanitarie.
Il primo decennio dell’anno 2.000 è stato caratterizzato dalla realizzazione del mega parcheggio al momento ultimato solo a metà. Per non parlare di tutti i lavori di adeguamento realizzati come l’ampliamento per pronto soccorso nel primo lotto e non per ultimo la installazione di un nuovo ascensore all’interno della scalinata e la sostituzioni degli ormai obsoleti installati al momento della costruzione.
In parole povere ruspe e muratori fatta eccezione per brevi periodi, in quasi 50 anni di esercizio sono stati sempre presenti senza mai nuocere o ostacolare le prestazioni sanitarie.
Non si riesce proprio a comprendere come mai oggi non si possa più fare quello che si è fatto con continuità per mezzo secolo, organizzando i lavori per lotti e nei casi in cui è necessario incentivare la concentrazione di prestazioni nelle strutture di Atri, Giulianova e S Omero , cosa che in parte già è cosa reale al fine di ridurre i tempi delle liste di attesa .
Allo stato dell’arte sorge spontanea la domanda: come in tutti gli altri nosocomi nazionali che si sono ammodernati, ne cito uno a caso il Niguarda di Milano si sono potuti fare i lavori e in contemporanea garantire il servizio mentre al Mazzini non si può fare?
Viene naturale il dubbio che certe scusanti vengano elaborate ad arte per favorire nuove speculazioni cementizie nell’interesse privato.
Antonio Topitti
