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Outing elettorale a urne chiuse

Alla fine non c’è l’ho fatta, nonostante pubbliche dichiarazioni a turarmi il naso e votare il meno peggio, ovvero il partito che ha voluto questa legge elettorale, denominata Rosatellum, che nulla ha fatto per ripristinare le preferenze e ridare la libertà di scelta all’elettore sui candidati in lista. 
Non c’è l’ho fatta a votare il partito dove il capolista è il presidente della commissione Bilancio al Senato, che ha permesso ad una manina affatto anonima, di inserire sottobanco un emendamento al decreto Aiuti, che aboliva il tetto di 240.000,00 € di retribuzione ai massimi dirigenti di Stato. Per fortuna tolto di mezzo alla Camera.
Non c’è l’ho fatta a votare un partito che pur con un altro segretario a capo, è stato promotore del Job Act., e che da tempo non rappresenta più i lavoratori, i ceti popolari meno abbienti, bensì il ceto medio e l’alta borghesia del Paese. 
Non c’è l’ho fatta a votare un partito che nonostante il territorio della Provincia di Teramo, pur facente parte di due collegi elettorali, non ha posizionato a capolista al proporzionale, in una delle due camere un candidato per fare si che il nostro territorio avesse almeno un rappresentante nel futuro Parlamento. Dopo aver attentamente analizzato la legge elettorale, e riscontrato che il quoziente minimo di consensi per acquisire un seggio a pieno titolo nella lista del proporzionale alla Camera è del 16,5 % e visto che alle ultime elezioni in regione il PD prese il 13,82 %, pur facendo un salto in avanti nei consensi, in questa tornata elettorale non avrebbe mai ottenuto un resto sufficiente da consentire l’attribuzione di un secondo seggio, per dare modo alla teramana Stefania De Padova di essere eletta alla Camera dei Deputati.


Dopo una notte insonne e un sofferto conflitto interiore, ho deciso di votare Verdi-Sinistra Italiana, partito facenti parte della stessa coalizione di cui i PD è a capo.
Profondamente convinto di aver fatto la scelta giusta, coerente con il mio essere persona di sinistra, rigettando una volta per tutte la logica del ricatto psicologico del voto utile, 
confesso pubblicamente che, oggi pomeriggio dopo aver apposto il segno di croce in entrambe le schede di Camera e Senato sul simbolo dei Verdi-Sinistra Italiana , ho provato un grande senso di libertà e un profondo benessere interiore. 
In tutta tranquillità e pace nel mio animo, domani mattina, a prescindere di quelli che saranno i risultati elettorali, potrò continuare a guardarmi allo specchio, come ho sempre fatto, ritenendo di aver votato in linea con i valori della mia scelta di vita nel campo politico.

Antonio Topitti

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