La Sagra dell’Uva, che lo scorso anno ha già raggiunto il fatidico traguardo del primo centenario (anche se, purtroppo, alcune edizioni, in annualità particolarmente negative, e non solo!, non hanno avuto luogo — si pensi al periodo bellico ed ai primi anni dell’immediato dopo-guerra; si pensi, in tempi più vicini a noi, al periodo Covid, ecc.– ragion per cui, con quella di quest’anno, dovremmo essere esattamente alla 65^ edizione!) è, senza dubbio, la manifestazione più antica, più bella e più partecipata di Mosciano Sant’Angelo, una vera kermesse del folklore locale, con sfilata di carri allegorici, allestiti dalle varie contrade partecipanti all’evento, e di uomini e donne, in costumi tradizionali, i quali si cimentano in musiche (col classico Ddù Bbott) canti, balli ed altro.
Gaetano Zenobi (che scrive il suo libro “Mosciano, ieri ed oggi” tra gli anni ‘50 e ’60 del secolo scorso) parla così delle più belle edizioni della Sagra in parola, di quel torno di tempo, nel capitolo avente per titolo “MAGGIOLATE ED UNA REGINETTA”:
“Tra la nostra gente dei campi e quella artigiana, è sempre serpeggiata una vena di buon umore, estrinsecatasi in manifestazioni varie, in tutti i tempi, con particolare accentuazione nell’ ultimo cinquantennio. Ci si è riportati a costumi remoti nell’abbigliamento, nelle danze e nei cori: a quelle ore di sana giocondità, quale unico compenso alla fatica compiuta. Sono ricomparsi gli abiti maschili e femminili, ancora odoranti di naftalina, tratti dai cassettoni che li custodivano: gonne lunghe ed ampie scannellature a tinta unita o a righe multicolori, giubbettina di velluto con paramani e colli ornati di trine, lavorate al tombolo dalle fanciulle stesse, con magnifici ricami in oro al petto e nel giro della vita, grembiuli a fiorami e sgargianti fazzoletti per la testa, e poi collane di coralli e vezzi, amuleti, fermagli d’oro(…) tutto ciò per le donne, le quali, nelle manifestazioni folcloristiche, non mancavano di portare seco il più utile utensile domestico: la conca di rame; in quanto agli uomini sono sorti dai cassettoni pantaloni corti da cavallerizzo, legati al ginocchio con cordoncino fioccato, eleganti panciotti(…)candide camice con risvolti aperti al collo, giacche di velluto o giubbetti, calzettoni di lana. Sono stati riprovati i vecchi passi di danza, frammisti a quelli nuovi; sono riecheggiate le canzoni , mai obliate, alle quali si sono aggiunte quelle meravigliose (…) create dall’Albanese, dal Di Iorio ed altri…”
E qui il nostro storico locale, tra le manifestazioni folcloristiche moscianesi di rilievo del periodo post- bellico annovera le varie edizioni delle “Sagre dell’Uva” svoltesi tra il 1952 e 1954 e poi quelle del 1955-56 “alle quali parteciparono carri agricoli addobbati con tralci, dai quali pendevano grappoli di eccellente uva, trainati da buoi con campanule e fiocchi. Su questi carri facevano bella mostra gruppi di giovani e graziosissime donzelle, nei costumi tradizionali, che alzavano al cielo i loro cori, accompagnati da fisarmoniche. La figura più caratteristica era quella del bifolco, anch’esso in costume, addetto alla giuda del carro: era serio e compreso dall’alto ufficio, come fosse un auriga(…): abituato a trasportare col suo carro cose di infima considerazione, avvertiva ora il pregio del carico eccezionale a bordo: giovani gagliardi, fanciulle leggiadre, tutti inebriati da suoni e canti, facenti capolino tra pampini e grappoli d’uva”.
La Sagra dell’Uva di Mosciano, come dicevamo sopra, è ormai centenaria. Lo testimoniano le foto storiche che la Pro Loco, ha raccolto e conservato a seguito delle innumerevoli “mostre” promosse dalla stessa nel corso degli ultimi anni per celebrare l’evento in questione.
Riguardo a “carri trainati da buoi” ed a “bifolchi”, trattasi rispettivamente di attrezzi e di figure che la polvere del tempo ha ormai cancellato. Dobbiamo quindi rassegnarci a moderni trattori agricoli, che trainano i rispettivi carri allegorici. Per il resto, nei suoi tratti essenziali, l’evento conserva ancora il fascino della vita campestre di un tempo non tanto lontano. Fanno tutt’oggi bella mostra di se, torchi, “pistarole”, “caldaio di rame” per la cottura del mosto, le immancabili “conche” e tanto altro. Pure nell’abbigliamento si cerca di rifarsi ai costumi dell’epoca.
Detta manifestazione, per come si svolge oggi, trae, sì, le sue radici nel tipico mondo agro-pastorale (che ai nostri giorni non esiste più), ma è favorita però anche da un contesto socio-culturale del tutto particolare, quale quello degli anni 20-30 del secolo scorso.
Veniamo, quindi, a tempi più recenti. Ricordiamo, brevemente, che negli anni ‘50-’60, come ci ha detto Zenobi, le varie edizioni furono curate su interessamento dell’allora Amministrazione Comunale. Negli anni ’70-’80 dell’organizzazione della Sagra dell’Uva a Mosciano si interessò, con cura e maestria, la Confraternita del Santo Rosario. Quest’ultima, anzi, preferì inserire detta festa, con relativa sfilata di carri allegorici, nel contesto delle celebrazioni della Madonna del Rosario, allora onorata solennemente a Mosciano ogni prima domenica del mese di ottobre.
Negli anni ’90, il testimone passa, invece, in mano alla Pro-Loco che, ancora oggi, rinverdisce, annualmente, questa bella tradizione moscianese, arricchendola con iniziative di carattere culturale, sportivo e turistico. In una tale ottica , negli ultimi due lustri, la Sagra dell’Uva (“UvaVivaUva”) è stata anticipata a settembre, non solo per ragioni climatiche, ma anche per permettere ad un maggior pubblico di turisti, ancora presenti sulla costa, di profittare di questa importante occasione per conoscere il nostro folklore più genuino e vitale, ma anche quelli che sono i prodotti principali della nostra terra come pure tutto ciò che Mosciano S.A., come paese collinare, è in grado di offrire: bellezze paesaggistiche, monumenti, arte, cultura, prodotti dell’artigianato, ecc.-
L’occasione inoltre, come sperimentato negli anni decorsi, si è dimostrata propizia:
a) per l’allestimento di vetrine attraverso le quali far conoscere, amare ed apprezzare tanti vini di qualità, prodotti da cantine dei dintorni e, quest’anno, anche di altre province abruzzesi, grazie alla richiesta collaborazione all’Enoteca Regionale;
b) per l’apertura di stand, attraverso i quali offrire le specialità della nostra cucina tradizionale;
c) per coinvolgere le stesse contrade nella predisposizione di piatti della tradizione contadina che, spesso, sono una vera novità per i nostri palati.
Non sono mai mancate nelle passate edizioni, e non mancano di certo nell’attuale, momenti di svago, di sano divertimento e di socializzazione (gare, balli, canti), come pure momenti dedicati alla cultura, quella con la “C” maiuscola. Quest’anno, infatti, nella cornice della Sala consiliare del Palazzo Civico, la Pro-Loco, proprio in occasione della Sagra dell’Uva, presenterà un libro sulla secolare storia di Mosciano Sant’Angelo, rimettendo in discussione anche dati che sembravano acquisiti per sempre (ad esempio la convinzione che le Torri di Mosciano fossero complessivamente “otto”, mentre adesso con l’utilizzo di geo-radar si è scoperto che ne sarebbero, addirittura, “dodici”!). Ultime notazioni sono queste: nel corso degli ultimi anni con l’avvicendamento di tanti giovani agli anziani il programma si è ampliato e rivolto anche a nuovi e più stimolanti interessi, sempre ai fini di un loro maggiore coinvolgimento nell’iniziativa; inoltre da detta festa, dato il suo radicamento, sono nate nuove realtà come: teatro dialettale, gruppi folkloristici, ecc.