I recenti dati ISTAT, presentati il 6 novembre durante l’audizione sul Bilancio di previsione dello Stato 2026-2028, dipingono un quadro sanitario nazionale e, in particolare, abruzzese, estremamente critico. Il presidente della Provincia Camillo D’Angelo ha diffuso una nota secondo la quale nel 2024 quasi un italiano su dieci, il 9,9%, abbia rinunciato alle cure, un aumento significativo rispetto al 7,5% dell’anno precedente. La situazione, agiunge, è particolarmente grave in Abruzzo: la Regione emerge infatti come la seconda peggiore in Italia, con il 12,6% dei cittadini costretti a rinunciare alle prestazioni sanitarie a causa di liste d’attesa, problemi economici o disagi logistici. Questo significa che circa 160.000 abruzzesi sono di fatto lasciati privi di assistenza adeguata.
A livello generale, l’ISTAT e altri organismi segnalano un progressivo definanziamento della sanità pubblica. La spesa sanitaria pubblica si attesta al 74,3% del totale (137,5 miliardi su 185,1 complessivi), mentre aumenta la spesa privata, con le famiglie che contribuiscono per ben 41,3 miliardi, a cui si aggiungono 6,4 miliardi dalla spesa assicurativa. Il CNEL e la Corte dei Conti hanno espresso serie preoccupazioni: la spesa sanitaria resterà al 6,3% del PIL nel 2024 per scendere al 6% nel 2028. Il Presidente D’Angelo definisce questa tendenza “grave e preoccupante” in quanto mina il principio di una sanità pubblica, gratuita e universale. Egli sottolinea la carenza cronica di personale medico e infermieristico e lancia un accorato appello alla Regione Abruzzo affinché intraprenda azioni concrete e immediate per colmare la distanza rispetto alla media nazionale, ricordando che i cittadini pagano un livello di tassazione elevato proprio per sostenere il sistema sanitario pubblico.


