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Ucraina e Italia

Nei vari tg della giornata di ieri e della notte, ho avuto modo di vedere vari servizi sul referendum che si svolgerà fino al 27 nei territori occupati dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. Da quanto riportato in modo univoco da tutte le TV e dai vari corrispondenti, a volte con collegamenti in diretta, anche io mi sono reso conto che si è trattato di un referendum farsa.
Strana coincidenza il referendum si è svolto quasi in parallelo con le nostre elezioni politiche di oggi. 
La prima cosa che mi è saltata a mente è che, se da noi molti di coloro che si recano a votare lo fanno controvoglia, addirittura su questo sito, c’è chi sostiene citando uno storico detto di Montanelli, che una buona parte di coloro i quali andranno a votare lo faranno “turandosi il naso “, aggiungendo, di altri che lo faranno per la pagnotta.

 
Prescindendo dalle modalità, tutti i cittadini italiani che ne hanno diritto oggi sceglieranno liberamente se andare a votare o no, e chi ci andrà, liberamente nel segreto dell’urna sceglierà quale partito votare, con il limite di non poter scegliere i candidati da eleggere essendo le liste bloccate perché non si possono attribuire preferenze.


Ne referendum Ucraino invece, non solo si vota all’interno di un teatro di guerra, non è un eufemismo affermare che si vota sotto le bombe, ma le modalità di voto sono del tutte palesi, perché i cittadini sono costretti a scegliere se rimanere ucraini o diventare russi, davanti ai militari che portano le schede elettorali casa per casa, oppure davanti agli scrutatori ove sono stati allestiti i seggi, sprovvisti di cabine e con urne di vetro o di plastica trasparenti. 
I reportage affermano che dopo aver votato, a tutti gli uomini è stato consegnato un passaporto con cittadinanza russa e chi è in età, subito arruolato nell’esercito russo, 
con la mostruosità che in molti si ritroveranno dalla sera al mattino ad indossare una divisa sgradita e a dover combattere contro i propri concittadini.

 
Mostruosità dell’operazione referendaria in essere a parte, Putin e i suoi consiglieri si sono resi conto di quanto possa essere deleteria una simile strategia per il morale dell’esercito russo? Già sufficientemente demotivato perché alla maggioranza delle truppe attualmente impegnate in guerra in Ucraina gli sono sconosciute, non solo le motivazioni, ma anche la posizione geografica del luogo dove stanno combattendo?

E fino a quando questi signori pensano di poter reprimere le manifestazioni di protesta contro la guerra sempre più numerose nelle piazze delle maggiori città della Federazione Russa? 
TopyPensiero del mattino

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