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Via Longo e la STU

Nelle ultime settimane è tornata sulla scena mediatica la ventennale tela di Penelope di via Longo, a causa della scoperta da parte delle forze dell’ordine della occupazione abusiva di alcune abitazioni e a quanto pare per lo spaccio di stupefacenti che si pratica nella zona.

L’attuale incresciosa situazione delle palazzine di via Longo viene da molto lontana , essa iniziò al tempo dell’amministrazione Chiodi nella metà del primo decennio del terzo millennio, quando l’allora sindaco decantava per mare e per monti il fantomatico progetto “ Teramo 2020 “, con il quale tramite la STU ( società di trasformazione urbana in tre lustri compresi tra il 2004, anno di insediamento dell’amministrazione Chiodi al 2020, la città di Teramo avrebbe avuto grandi trasformazioni e  stravolgimenti urbanisti che avrebbero superato quelli realizzati dalle amministrazioni Gambacorta, naturalmente a detta di Chiodi e dalla sua squadra amministrativa con grandi benefici per la città. Su Teramo 2020 furono realizzati convegni, incontri periodici con istituzioni, l’Università, Provincia, sindacati, associazioni di categoria, partiti politici e chi più ne ha più ne metta.

L’operazione dell’abbattimento in toto delle palazzine popolari di via Longo sostituite da piccoli grattacieli, rientrava nel programma di Teramo 2020 che tramite interventi finanziari privati, una specie di project financing, denominato housing sociale, una volta realizzata l’operazione, la maggior parte delle abitazioni di nuova costruzione realizzate venivano cedute a privati, mentre ad uso abitavo pubblico ne sarebbero state destinate una minima parte , meno di un terzo di quanto di nuovo costruito.

Essendo Chiodi nel dicembre del 2008 stato eletto a presidente della Regione Abruzzo, dal 2009 l’operazione di via Longo fu portata avanti dall’amministrazione Brucchi in collaborazione con l’allora presidente dell’ATER Colangeli, che come prima iniziativa dopo non poche resistenze cacciarono la maggior parte dei residenti per concretizzare i lavori di abbattimento, cosa che mai si realizzò a causa della crisi economica e finanziaria iniziata in USA nel 2007 che fece saltare progetto e finanziamenti, con  il risultato che le palazzine in questione che già al tempo avevano bisogno di lavori straordinari di manutenzione,  essendo disabitate peggiorarono nel decennio successivo il proprio stato di degrado e decadimento.

Con l’avvento dell’Amministrazione D’Alberto è stato elaborato ed approvato un nuovo progetto che prevede sempre l’abbattimento e ricostruzione delle palazzine, ma molto meno impattante del precedente, con la realizzazione di spazi verdi, riqualificazione di tutta l’area e soprattutto  le nuove abitazioni destinate tutte all’uso popolare abitativo.

Nonostante il nuovo progetto dell’Amministrazione D’Alberto sia stato premiato per la qualità, purtroppo ad oggi non ha ottenuto ancora nessun finanziamento, ne di carattere nazionale e tantomeno che europeo, non ci è dato sapere se la causa sia questione burocratica,  con carenze dirigenziali nella gestione della pratica o altro. Sta di fatto che la zona di via Longo, dove in prossimità insiste il parcheggio sotterraneo semi-abbandonato di Piazza Donatori di Sangue, ogni giorno che passa è sempre più zona di degrado, addirittura si è arrivati ad ipotizzare la muratura dei portoni di ingresso e finestre dei piani terra delle palazzine al fine di evitarne l’occupazione degli abusivi.

Di quanto compreso e ipotizzato nel progetto “ Teramo 2020 “ ad oggi che stiamo nel 2022, nulla è stato realizzato (arretramento della stazione con costruzione di un nuovo albergo sull’area di risulta, ristrutturazione del mercato coperto, rimodulazione dell’area del Vecchio Stadio, Nuovo Teatro ….),  tranne che lo sfratto degli abitanti nelle palazzine di via Longo, con l’amaro risultato che la città si è arricchita di una nuova area in stato di abbandono, che si aggiunge all’ex Psichiatrico, all’ex Ospedaletto di Corso Porta Romana, al Regina Margherita, al dispensario di Viale Crucioli, al Ravasco di Via Cavour e a tanti altri edifici distribuiti qua e là nel centro storico e nei quartieri periferici vedasi contrada Casalena, il tutto mentre il Mazzini con il suo megaparcheggio incompleto, in attesa del proprio destino sulla collina di Villa Mosca sta a guardare 

Kaino 

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