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La sconfitta di D’Alberto al BIM è meno grave dell’incapacità di ammettere di avere perso

Il Sindaco di Teramo non smette di stupire in negativo: per l’elezione del nuovo Presidente del Consorzio BIM di Teramo ha rifiutato strenuamente ogni possibile accordo bipartisan fra centrodestra e centrosinistra; ha brigato e ottenuto che il candidato Presidente di sinistra fosse un Consigliere comunale di Teramo (Graziano Ciapanna); ha preteso che la componente di maggioranza che fa capo a Mauro Di Dalmazio fosse adeguatamente valorizzata (Ciapanna è l’unico consigliere dalmata); ha fatto carte false per acquisire il consenso della maggior parte dei delegati dell’Assemblea del BIM; ha partorito la strategia di far eleggere Ciapanna al BIM al fine di farlo dimettere da consigliere comunale di Teramo, così da far entrare in Consiglio il primo dei non eletti della Lista Di Dalmazio, ovvero Guido Campana (sperando di farlo ricandidare in appoggio alla sinistra nel 2023); ha sudato sette camicie per far perdere il centrodestra a guida Paolo Gatti. 

Ma ha perso. 

Il nuovo Presidente del BIM è al 100% del centrodestra: Marco Di Nicola, Vice Sindaco di Torricella Sicura. 

Gianguido D’Alberto non ha solo guidato la coalizione sinistra, ma si è anche autodelegato all’Assemblea del BIM, essendo uno dei 37 membri che hanno diritto di voto per le elezioni presidenziali del Consorzio. 

Gianguido D’Alberto è lo sconfitto. Il più sconfitto di tutti. 

Eppure egli nega la disfatta e si lascia andare alla più classica “scotomizzazione”, cioè quell’operazione di negazione della realtà attraverso la quale un soggetto occulta dalla propria coscienza o esclude dalla memoria un evento o un ricordo a contenuto penoso o sgradevole. 

Il Sindaco di Teramo ha già cancellato la figuraccia, tanto più grande quanto più palese era il vantaggio iniziale della sinistra (20 delegati su 37 avevano firmato la candidatura di Ciapanna, una maggioranza netta), ribaltatosi poi in un 19 a 18 per il centrodestra. 

D’Alberto ha cancellato la figuraccia perché ha dichiarato ai media locali che lui non ha perso, che questa della presidenza del BIM “non era la sua battaglia”. 

Pensare di continuo che sia possibile occultare la realtà dei fatti semplicemente arrotolando parole e frasi, mescolando retorica e buoni sentimenti, tessendo quotidianamente annunci farlocchi e petizioni di principio, è un giochino che è destinato a produrre solo antipatia e distanza da parte dell’elettorato. 

Chi perde deve assumersi la paternità e la responsabilità della sconfitta. E così facendo dà prova di capacità di comando e di doti di protezione degli alleati, parimenti perdenti, ma che restano coperti dietro a colui che riceve su di sé tutte le colpe della disfatta. 

Gianguido no. 

Lui scappa, nega, trova scuse per ogni realtà che non gli vada a genio, rifiuta a priori l’idea stessa di avere perso. 

E sbaglia. E dimostra di non essere all’altezza del ruolo che ricopre. E dà prova di essere incapace di ammettere le debolezze, gli sbagli, gli errori che sono umani, che sono di tutti. 

Ammettere la sconfitta è nobile. 

Ma Gianguido di nobile non dimostra nulla e tutti se ne sono accorti, amici e avversari, alleati e spettatori. 

Se n’è accorto pure chi ricorda, meno di cinque mesi or sono, l’abbraccio fra Gianguido e Giuseppe D’Alonzo, proprio quando le elezioni a Presidente del BIM le vinse l’esponente del Partito Democratico. 

In quell’occasione, l’11 maggio 2022, D’Alberto corse dinanzi alle telecamere per festeggiare e dichiarò con il petto in fuori: “Una vittoria politica di una squadra che ha scelto di sostenere GiuseppeD’Alonzo”. Una “vittoria politica”, disse. 

Oggi, allo stesso modo, il Sindaco di Teramo avrebbe dovuto ammettere la sconfitta politica di chi ha voluto e sostenuto più di tutti la candidatura di Graziano Ciapanna. 

Ma non lo ha fatto e ha perso un’occasione per dimostrare carattere e nobiltà d’animo. 

Di fronte ad un condottiero che non conduce, che rifiuta l’attestazione di perdente in battaglia, ma che al contrario nega di averla condotta la battaglia, non c’è da stupirsi che il primo dei colonnelli, cioè l’altro delegato al BIM del Comune di Teramo, ovvero il Vice Sindaco Cavallari, sia fra coloro dei quali forse si sospetta il tradimento?

Eh già. Proprio il più fedele alleato, il Vice. Si vocifera, ma naturalmente non siamo sicuri, infatti, sia negli ambienti di sinistra che fra le file del centrodestra, che proprio Cavallari abbia fatto mancare il proprio voto a Ciapanna??

Difficile dirlo, forse si, forse no.

Un piccolo Sindaco, quello di Teramo. 

Ipàzia

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